Quando vediamo un oggetto il nostro occhio raccoglie la luce che parte dall'oggetto e forma quello che noi percepiamo essere l’immagine di quel determinato oggetto, un pò come se ogni cosa colpita dalla luce emanasse la sua immagine sottoforma di luce che noi percepiamo visivamente come realtà
Questo è il motivo per cui in una stanza buia noi non vediamo nulla di quello che c'è nella stanza, poichè non è colpito da luce e non riflette niente
Se noi mettiamo un ostacolo tra il nostro occhio e un oggetto che stiamo guardando, non vediamo più tale oggetto perchè la luce che proviene da esso non ci arriva. 
Uno specchio è un ostacolo sul quale la luce rimbalza, come se fosse un oggetto che colpito dalla luce non emette un immagine di se stesso, ma è solo un qualcosa su cui essa rimbalza. 
Quindi se noi ci mettiamo davanti ad uno specchio e siamo alla luce, la luce riflessa da noi stessi incontra lo specchio che la riflette verso di noi mostrandoci l'immagine di noi stessi.
Siccome l’immagine che noi abbiamo di un oggetto è dovuta alla luce raccolta dall’occhio, il nostro cervello, tramite l’occhio, percepisce un'immagine identica a quella che originariamente genera la luce, ma come se l’oggetto fosse dietro lo specchio stesso, davanti a noi, e la luce andasse dritta.

Il motivo per il quale la superficie vestrosa riflette bene, a differenza di altre superfici, è legato sia alla composizione della superficie, per esempio se è metallica o no, sia a quanto è liscia.
Capire come mai il metallo riflette quasi tutta la luce e altre sostanze no richiede la comprensione di come si propagano le onde luminose e di come risponde la materia alla luce stessa.
Per capire invece perchè la superficie deve essere liscia invece basta pensare al fatto che se tiro una palla su un muro liscio essa rimbalzerà verso di me, se il muro invece fosse irregolare e contenesse spigoli, la palla nel rimbalzo 
potrà prendere una qualsiasi direzione e al limite nemmeno arrivare di nuovo a noi. Il muro, ovvero la superficie riflettente, dovrà essere liscia per poter agire da specchio.


Se ci pensate le banane sono l'unico frutto che non ha semi, provate a pensarci e vi renderete conto che è così.
Originaria della Papua Nuova Guinea, la banana oggi viene coltivata in più di 107 differenti paesi (India in testa) con una produzione globale che supera ampiamente i 100 milioni di tonnellate all’anno.

Ma vi siete mai chiesti come mai le banane non hanno semi? E se non hanno semi, come si riproducono?

Per poter capire il mistero che si cela dietro questa falsa bacca della famiglia delle Musaceae dobbiamo introdurre il concetto di ploidia.

In genetica con il termine ploidia si indica il numero delle serie di cromosomi presenti all’interno di una cellula. 

Prendiamo come esempio l’uomo: sappiamo che ciascuna nostra cellula somatica (ovvero una qualsiasi cellula che non sia uno spermatozoo o un ovulo) ha 46 cromosomi, 23 ereditati dal padre e 23 dalla madre.
Quinidi abbiamo due serie di cromosomi omologhi e possiamo definirci organismi diploidi 2N.
I nostri gameti invece (spermatozoi e ovuli) sono aploidi (1N) in quanto hannouna sola serie di 23 cromosomi. Unendosi ad un gamete del sesso opposto formeranno una cellula somatica con 46 cromosomi.

In genere numeri pari di ploidia sono ben tollerati dagli organismi, mentre i numeri dispari sono difficilmente gestibili nella riproduzione binaria di una cellula e in questo caso di parla di aneuploidia.

Anche le banane, in quanto organismi viventi, hanno cellule contenenti cromosomi e anche in questo caso un numero pari di serie di cromosomi è ben tollerato. Una banana diploide (2N) può produrre gameti aploidi (1N), una banana tetraploide (4N) produrrà gameti diploidi (2N), e così via.

Le banane che mangiamo tutti i giorni, invece, sono triploidi (3N) in quanto derivano dall’incrocio tra una banana 4N e una 2N. Come detto sopra un numero dispari di ploidia è difficile da gestire durante la riproduzione. Per questo motivo le banane 3N non riescono a produrre gameti bilanciati e risultano sterili e prive di semi

Ma se sono sterili e senza semi, come si possono riprodurre?

Semplice, per riproduzione asessuata. Quando un banano viene abbattuto per la raccolta dei suoi frutti un suo ramo viene ripiantato e da quel ramo nascerà un nuovo banano che darà nuovi frutti.
Questo significa che le banane che mangiamo sono tutte cloni della stessa banana.
Tutte le banane che mangiamo appartengon infatti alla varietà Cavendish ed essendo prodotte senza incroci sono tutte geneticamente molto simili tra loro.





Questa è la famosa foto divertente del famoso fisico, Albert Einstein. Fu fatta nel 1951 subito dopo il banchetto del suo 72esimo compleanno quando un gruppo di fotografi e reporter gli dissero di mostrare un sorriso. 
Non volendone sapere di mostrare un altro sorriso ai rumorosi media, fece una linguaccia e subito dopo girò il volto, ma inaspettatamente, il fotografo Arthur Sasse premette il pulsante di scatto nel momento giusto e fece la fotografia più influente della sua carriera.

Albert Einstein era, tuttavia, un uomo molto ironico. Gli piacque talmente che la spedì come cartolina a tutti i suoi amici più cari. Alla fine, lui e la sua lingua divennero così famosi tanto che la fotografia è riprodotta in larga scala su differenti prodotti come poster e adesivi. 

CURIOSITA' : Questa foto venne battuta all’asta per la cifra di $72.300, facendola diventare la foto più cara che ritrae Einstein che sia mai stata venduta.


Il caffè aiuta a perdere peso, se bevuto con moderazione. Non solo ha un basso contenuto di calorie, ma è anche "un buon soppressore di appetito", come affermano recenti studi.

Una sola tazza di caffè può far aumentare il battito cardiaco, portandolo dalle normali 60/80 pulsazioni al minuto, fino a 100. 
Al contrario, il caffè contribuisce a dare "energia" ai muscoli e a ridurre la possibilità di attacchi cardiaci.
Sorseggiare caffè di prima mattina, a stomaco vuoto, può stimolare l'intestino, perché il caffè stimola e aumenta le contrazioni intestinali
Il caffè riduce l'assorbimento del ferro, dunque sarebbe da evitare dopo aver mangiato alimenti ricchi di questo minerale, come la carne rossa.
Infine, meglio evitare di bere un espresso a stomaco vuoto: la caffeina stimola produzione di acidi gastrici, irritando le pareti dello stomaco stesso e causando gonfiore addominale.
Troppo caffè aumenta il rischio di fragilità ossea e osteoporosi, perché interferisce con il processo di formazione delle ossa stesse.
La caffeina intralcia anche l'assorbimento del calcio, dunque sarebbe consigliabile non berne più di tre tazze al giorno.
Il caffè macchia i denti, ma...il tè fa anche peggio. Per arrivare ad avere denti macchiati occorre bere davvero molto caffè, fino a 5 o 6 tazze al giorno.
Un consumo moderato di caffè può contribuire ad abbassare il rischio di Alzheimer fino al 20%.
Il caffè è un diuretico, stimola i reni a secernere più fluidi, aumentando il bisogno di andare in bagno. Se consumato in quantità eccessive può portare problemi ai reni.
Bere caffè aiuta a dare una "spinta" ai muscoli e ad aumentare la loro potenza. Ricercatori hanno scoperto che anche una sola tazza di caffè aumenta di un terzo la capacità degli atleti di sostenere lo sforzo: pare che l'effetto della caffeina sui muscoli aiuti a bruciare i grassi, trasformandoli in energia.
Non bisogna dimenticare l'effetto stimolante che ha il caffè. Aumentando la pressione e il battito, ha come effetto quello di avere maggiore reattività.
Non da ultimo, il caffè ha la capacità di stimolare il rilascio dell'ormone del buon umore, la dopamina, riducendo temporaneamente il senso di fatica. 
L'altra faccia della medaglia sta nel fatto che, dopo un certo periodo e quando si assume troppa caffeina, si ottiene l'effetto di assuefazione, dunque i "benefici" scompaiono.

CURIOSITA' : Per una donna che in media pesa 50 kg, ad esempio, il limite di caffè giornaliero è di circa 97,7 bicchierini di caffèPer l'uomo che pesa in media 80 kg, invece, l'asticella si alza fino a 156,3 tazzine




Grattarsi è un comportamento misterioso: perché lo facciamo? Cosa lo provoca? E se è solo prurito, perché spesso lo si associa al linguaggio del corpo?
Sono di normale credenza associazioni del tipo :  naso = bugia, orecchio = onestà, gola = fiducia, occhio = paura.
Purtroppo non è così. Il nostro corpo ha zone sensibili, zone erogene, ma ad oggi la scienza ci dice che non esistono punti specifici che abbiano un significato emotivo preciso. Quindi è ovvio che NON si può in nessun modo capire cosa uno pensi solo dal fatto che gratti o meno un punto specifico del corpo.
Ma il prurito allora indica qualcosa?  Nel 90% dei casi significa che c’è un disagio specifico, e se questo non ha cause esterne – pizzichi di insetti, vestiti scomodi, eritemi cutanei e simili – vuol dire che il problema è di tipo psicologico.
Studi recenti ci dimostrano che grattarsi ha sempre un significato che quasi mai ha a che fare con le punture d’insetto o cose simili, sembra invece molto legato alla tensione.
C'è da dire però che il prurito al naso non è del tutto casuale. Difficile immaginare che Collodi, quando scrisse Pinocchio, avesse presente questo effetto, ma in onore della sua storia è chiamato “effetto Pinocchio“. Gli scopritori di  quest’effetto affascinante sono i dottori Hirsch e Wolf, della Fondazione Smell and Taste dell’università dell’Illinois. Ecco in cosa consiste:
Quando si è sotto tensione (ad esempio quando si deve mentire) il cuore batte più in fretta. Questo effetto rilascia nel corpo delle catecolamine, ovvero degli ormoni dello stress. In pratica accade che, sotto tensione, il nostro corpo reagisce male, e produce questi ormoni d’allarme per essere pronto all’emergenza, ad esempio fuggire da un pericolo. Ciò che a noi interessa è che queste catecolamine hanno un effetto molto potente su alcuni tessuti, come quelli del naso, che tendono a gonfiarsi. Non è un effetto che possiamo notare ad occhio nudo, certo non si parla di un risultato alla Pinocchio, ma è sufficiente a generare l’effetto che chiamiamo prurito.

Risultato finale: quando siamo sotto tensione ci grattiamo soprattutto il naso e altri tessuti “bersaglio” degli ormoni d’allarme.